Nina la poliziotta dilettante by Carolina Invernizio

Nina la poliziotta dilettante by Carolina Invernizio

autore:Carolina Invernizio [Invernizio, Carolina]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Capricorno
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XVII

Se Nina, sotto le spoglie di Jana, si era recata di pieno giorno in automobile col conte Eugenio al camposanto, è che la contessa Sveglia, la quale spesso si recava a piangere sulla tomba del nipote, vi aveva più volte trovato dei mazzolini di violette, che una mano misteriosa gettava attraverso i ferri del cancello. La contessa aveva fatto vane supposizioni e quando Nina si scoperse, pensò che fosse stata lei a recare quel modesto omaggio sulla tomba del suo adorato. Ma un giorno, parlandone con la giovine, si stupì nel sentire che la fanciulla non c’era mai andata.

«Ho giurato», disse, «che non mi recherò a pregare su quella tomba, finché Carlo non sarà vendicato!»

Chi poteva dunque ricordarsi così del giovane conte? Vi era qualche connessione fra quel mazzolino e la fine orribile del povero Carlo? Nina rimase alquanto pensierosa, poi ebbe un’idea.

«Avete detto che per il solito trovate il mazzetto ancor fresco di lunedì, non è vero?»

«Appunto, così.»

«Allora la misteriosa donatrice delle violette deve recarsi al camposanto la domenica. Che direste, contessa, se nel pomeriggio di domenica mi recassi con il signor Eugenio Jerval, sotto le spoglie di Jana, alla tomba del povero Carlo? Se è una che fu innamorata di lui, e prese parte alla sua morte, certo non potrà fare a meno di provare un senso di stupore e di spavento alla vista del signor Eugenio, e darà a noi l’indizio che cerchiamo.»

«Hai ragione», rispose la contessa, «e approvo ciò che hai deciso.»

Così che Nina ed Eugenio si trovarono al camposanto in quel giorno in cui vi si erano recati Ginetta e Martino. Il mazzo di violette non c’era, ma Nina ed Eugenio udirono l’esclamazione di sorpresa, di terrore dei due giovani, quando essi uscirono dalla cappella. Un brivido scosse Nina nel riconoscere in quella coppia Martino e la sua compagna di fabbrica, Ginetta. Tuttavia non perdette la sua calma. E quando salì in automobile con Eugenio, udì pronunziare il suo nome dall’operaio e quello di Carlo da Ginetta. E seppe ancora contenersi. Ma appena l’automobile si fu allontanata, Nina si volse pallidissima al suo compagno, dicendogli: «Avete veduto quei due? Li avete uditi?»

«Sì», rispose Eugenio «chi sono coloro?»

«L’uomo», rispose la giovane «è Martino Vigna, che fu accusato con me di aver preso parte all’assassinio del conte…»

«Ed era innocente?» interruppe Eugenio.

«Sì», esclamò Nina, «né la sua presenza oggi al camposanto, presso la tomba di Carlo, me lo può far creder colpevole. Ciò che mi sconvolge è di aver veduto in sua compagnia quella giovane, una mia compagna di fabbrica, che mi odiava, e di averle sentito gridare il nome di Carlo.»

«Sì, sì, è assai strano, a meno che mio cugino non avesse conosciuto colei prima di conoscer voi…»

«Così, infatti, sentii dire un giorno alla fabbrica dove lavoravo, e ne parlai a Carlo, il quale mi raccontò lealmente di avere incontrato una notte la mia compagna Ginetta in uno di quei ritrovi notturni galanti, dove non mettono piede le fanciulle oneste. Era in compagnia di sua zia, donna di pessima fama.



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